Che “stare” in LinkedIn (o non stare) significhi necessariamente comunicare qualcosa di noi credo oramai sia una tesi condivisa, ma forse non a tutti è chiara la portata di questa comunicazione e per meglio spiegartela voglio riprendere uno ad uno i 5 assiomi della comunicazione teorizzati da Paul Watzlawick nell’ormai 1978 e rivederli assieme a te in chiave LinkedIn.
Tranquillo, niente zuppe da farti sanguinare il naso alla 3 riga. Li prendo in prestito giusto giusto per farti comprendere che ogni mossa, tanto in Linkedin quanto in tutto il contesto web, va a determinare e caratterizzare la percezione che gli altri avranno di te.
Ma vediamoli questi 5 assiomi.
Primo assioma: è impossibile non comunicare.
E’ il mio preferito sarà che i miei studi universitari mi hanno portato alla mente Soren Kierkegaard: la scelta di non scegliere è comunque una scelta. Quindi, anche quando non lo fai o decidi di non farlo comunichi qualcosa e, fai molta attenzione perchè spesso questo qualcosa non è sotto il tuo controllo.
Non metti una foto sul tuo profilo? Comunichi qualcosa. Hai un profilo abbozzato in quei 5 minuti che sono seguiti la tua iscrizione nel 2008? Comunichi qualcosa. Un possibile cliente o il responsabile delle risorse umane di un’azienda ti cerca in Linkedin per capire chi sei, che cosa fai, quale percorso ti ha portato fino ad oggi o vuole conoscere da chi è composta la tua rete e non trova il tuo profilo perchè non ti sei iscritto?
La tua assenza, nolente e volente comunica qualcosa di te. E appunto, non puoi controllare questo qualcosa.
Secondo assioma: la comunicazione è fatta da 2 elementi: contenuto e relazione. La relazione qualifica il contenuto.
E in LinkedIn cosa vuol dire questo? Semplice. Lo stesso contenuto, la medesima immagine o fotografia di te inserita in questo contesto ha un peso sulla tua reputazione, sulla costruzione del tuo personal brand diversa, notevolmente diversa che se fatta in altri contesti o social.
Quindi: occhio al tone of voice in LinkedIn o come l’ho chiamato Linkedin Dress Code. Se in Facebook un’immagine di te un pochino più “allegra” ha un impatto negli altri, in chi ti ascolta, tale da farti risultare simpatico e guascone se fatto in questo contesto potrebbe farti apparire poco professionale e inaffidabile. Ci siamo capiti?
Il terzo assioma: il modo di interpretare una comunicazione dipende da come viene punteggiata la sequenza delle comunicazioni fatte.
In Linkedin quindi questo come si traduce? Compilando il tuo profilo ti sarai accorto che di ogni sezione puoi determinare se e a che punto inserirla. Il riepilogo, per assurdo potresti decidere di inserirlo dopo le tue esperienze. Oppure decidere di strutturare il profilo portando l’attenzione alle sue diverse sezioni seguendo una strategia precisa.
Hai poche esperienze lavorative (in termini numerici) ma per esempio durante una di queste hai prodotto diverse pubblicazioni che se inserite possono determinare l’idea di te? Cosa buona e saggia sarebbe quella quindi di adottare un’architettura fatta da 1-Riepilogo 2-Pubblicazioni 3-Esperienze etc etc. Sia chiaro, non c’è l’architettura perfetta, la quattro stagioni che va bene per tutti.
Ogni elemento deve essere utilizzato e inserito rispettando un preciso disegno strategico. Pensi che stia esagerando? Prova. Mi dirai poi tu se ho ragione o no.
Il quarto assioma differenzia invece i due tipi di comunicazione: quella analogica e quella numerica (o digitale).
La comunicazione analogica si fonda sulla somiglianza tra la comunicazione e l’oggetto stesso della comunicazione: parlo della comunicazione non verbale e tutto ciò che concerne l’uso di immagini. La comunicazione numerica invece riguarda l’uso delle parole, icone cioè di quei segni che convenzionalmente vengono utilizzati per designare qualcosa.
Quindi non pensare che ciò che determina la percezione di te sia esclusivamente determinato da ciò che scrivi e come lo scrivi.
La tua foto, il tipo di immagine che scegli, per esempio dirà moltissimo di te. Tanto al punto che spesso determinerà la qualità del primo giudizio che, come un imprinting, si fisserà nella mente di coloro che approderanno sul tuo profilo. E sai come si dice, non c’è una seconda occasione per fare una buona prima impressione e la foto va fortemente a determinare questa prima impressione di te.
Il quinto e ultimo assioma: tutte le interazioni fra soggetti sono di due tipi: simmetriche o complementari.
Per interazione simmetrica si intende quando gli interlocutori, tramite le loro comunicazioni, si considerano di pari livello. L’interazione complementare si ha invece quando gli interlocutori non si considerano sullo stesso piano, e la comunicazioni pone uno dei due in una posizione superiore (one-up) e l’altro in una subordinata (one-down).
Come controllare questo? Semplice. Fai molta attenzione al tono che utilizzi, lo stile, l’uso della persona scelta (seconda singolare o plurale o addirittura la terza plurale). Rivolgersi al tuo interlocutore come adesso sto facendo adesso qui con te, quindi utilizzando la seconda singolare va ad impattare sul tipo di interazione.
Mostrarsi sicuri nel descrivere se stessi e le proprie esperienze lavorative determina la percezione di te da parte di un possibile cliente o dell’esaminatore che sta valutando diverse candidature.
E questa percezione, fidati, te la trascinerai anche al primo colloquio di persona e determinerà i rapporti di forza nei primissimi istanti.
Fidati, non è poi facile ristabilire gli equilibri. Meglio cominciare da qui dove oltretutto hai tutto il tempo di controllare ogni singolo aspetto e farti consigliare da altre persone.
Ecco. Anche per oggi il sermone è finito! 😉 E visto che adoro il contraddittorio voglio che tu mi dica la tua.
Come di consueto Ti lascio infine i link degli articoli delle settimane precedenti di #LinkedInCaffè e del mio ebook dove puoi trovare alcuni tricks per migliorare l’uso del tuo profilo LinkedIn.
- LinkedIn Dress Code: come entrare nel salotto buono
- 5 ingredienti per scrivere un profilo LinkedIn che lasci il segno
- Catturare, rapire e ingolosire il nostro pubblico usando il nostro percorso professionale in LinkedIn
- LinkedIn e Bloggin: che c’azzecca?
- Come ampliare la propri rete di contatti in LinkedIn
- I Gruppi di LinkedIn
- Come fare Comment Marketing
- Come trovare e leggere le statistiche del tuo profilo
- Come creare un’intestazione LinkedIn efficace
- Perchè chiedere un Endorsement in LinkedIn fa bene alla reputazione
- Pagina Aziendale LinkedIn: l’avamposto per la tua strategia web
- Tag LinkedIn: come utilizzarli per fare lead generation
- Calendario Attività LinkedIn: come organizzare la tua presenza sulla piattaforma
- Come e perchè scegliere LinkedIn Ads per le tue campagne
- 35 errori da non fare in LinkedIn
- Come farsi trovare in LinkedIn
- Come LinkedIn salverà il ruolo del venditore
- LinkedIn e aziende: l’ importanza dei profili dei dipendenti.
- LinkedIn Pulse: opportunità o occasione mancata?
- 10 cose da fare su LinkedIn per fare incazzare un HR
- Conoscere come viene utilizzato LinkedIn in Italia per avvantaggiarsene
- 4 domande da porsi prima di agire in LinkedIn (e non solo)
- LinkedIn vs Recruiters: ecco come lo utilizzano in Italia
- LinkedIn Pulse: long post o preview?
- Linkedin e la Coda Lunga: come Chris Anderson può aiutarti nella costruzione del profilo
- LinkedIn acquisendo Bright mostra di voler aprirsi a tutto il mercato del lavoro: un Bene o un Male?
- Usi una di queste 10 “overused buzzword” per descriverti in Linkedin? Ecco che cosa rischi
- 20 (-1) LinkedIn Tips & Tricks per migliorare la tua presenza sul social
- Come generare lead qualificati con LinkedIn in 6 mosse [case study]
- Employer Branding con LinkedIn: costruire un’azienda di successo.
- Perchè utilizzare Linkedin per fare Personal Branding?
Ebook:
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Caro Mirko,
mi sono permessa di estendere molto al di là di Linkedin i 5 assiomi della Comunicazione. Considera che ho fatto la mia tesi di laurea sulla Psicologia Interpersonale e (anche Comunicativa).
Bravo, complimenti! Leggerti è un piacere
Francesca
Ciao Francesca, a costo di sembrare ripetitivo la prima cosa che faccio anche qui è ringraziarti. In realtà sono io che ho, e non di poco, piegato gli assiomi al caso Linkedin (e pure il povero Kierkegaard). Era un po’ che ci pensavo e un pochino ero titubante nel farlo. Poi, un paio di giorni fa mi sono detto che forse ne valeva la pena. E il tuo apprezzamento mi conferma che ho fatto bene. 😉
Buongiorno Mirko confesso che ho letto già due volte il tuo post (non so, sarà l’ora). È una lettura che fa riflettere e mi pone davanti a delle scelte personali (come gestire al meglio la mia presenza in rete). So che alcuni “assiomi” non li rispetto, ma cercherò di fare buon uso dei tuoi consigli. Buona giornata Mimma
Ciao Mimma, se ti può consolare spesso anche io sono in difetto verso i miei post. Li scrivo apposta. Così non ho più alibi verso me stesso 😉